venerdì 20 giugno 2014

Lo Statuto della Regione consente l’adozione del sistema monetario siciliano Grano.

Lo Statuto della Regione Siciliana consente al popolo di avere grande potere ed autonomia.
Il futuro e il benessere dei Siciliani dipendono dall’adempimento di appena 31 parole contenute negli articoli 36 e 41 dello Statuto Speciale della Regione.



21 parole (articolo 36): “Al fabbisogno finanziario della Regione si provvede con i redditi patrimoniali della Regione e a mezzo di tributi, deliberati dalla medesima”;

10 parole (articolo 41): “Il Governo della Regione ha facoltà di emettere prestiti interni”; dall'applicazione di questi due articoli nasce quell'autonomia tributaria, economica e finanziaria che può rimettere in discussione i rapporti che oggi condannano la Sicilia alla dipendenza statale, al degrado, alla povertà. Questi articoli sono in assoluto i più importanti dello Statuto, tant’è vero che non sono mai stati applicati.

Articolo 36: non è scritto che la Regione debba mantenersi di trasferimenti Statali, né di entrate erariali, tantomeno di tributi che lo Stato istituisce. Nessuna entrata statale proviene per effetto della Costituzione. La Regione si deve mantenere in virtù delle proprie entrate patrimoniali. Nel proprio territorio e sui cittadini, al pari di qualunque stato sovrano, può decidere se e quali tributi istituire, come accertarli, infine, come e attraverso chi riscuoterli. E’ ovvio che, nell'istituirli non possono essere disattesi i principi costituzionali, né le Direttive comunitarie ma questi obblighi, per l’Assemblea, siano allo stesso modo vincolanti quanto lo siano per il Parlamento.

Il problema potrebbe essere rappresentato dalla "sostenibilità" di questa devoluzione, cui pone rimedio l’articolo 41, che recita: “Il Governo della Regione ha facoltà di emettere prestiti interni”. Questo articolo ha raggiunto primati difficilmente uguagliabili, primo: non è stato mai applicato; secondo: non è stato messo in discussione; terzo: è lo strumento migliore che teste pensanti avessero potuto immaginare per il benessere del loro Popolo: “emettere prestiti interni”, questa facoltà è riservata solo agli Stati Sovrani. Lo Stato Italiano, attraverso il Tesoro, così come tutti gli Stati del Mondo, ricorre ai suoi cittadini per ottenere quel credito necessario per finanziare le proprie attività. Di contro, il Governo della Regione non ha mai esercitato la facoltà di emettere prestiti all’interno del territorio.

Il Governo Siciliano con poche, semplici e rapide iniziative parlamentari e provvedimenti governativi potrebbe realizzare quanto è sempre stato nella mente di tutti ma che nessuno è stato capace rendere esecutivo: l’autonomia monetaria, economica e finanziaria della Regione Siciliana attraverso l’adozione e l’introduzione di un sistema monetario regionale complementare a quello delle BCE.

La Regione Siciliana ha non solo la facoltà ma anche il diritto e il dovere di introdurre un proprio sistema monetario, purché privo di “corso legale”, cioè a patto che esse risultino sprovviste dell’obbligatorietà della loro accettazione quale mezzo di pagamento. Ergo, pur non abbandonando l’euro, può però creare una moneta regionale, che affiancherebbe l’Euro, e la cui accettabilità come strumento di pagamento e scambio sarebbe lasciata alla volontà dei siciliani e degli operatori economici. Pertanto, nell’attuale situazione di “rarefazione monetaria“, di illiquidità, la Regione può alleviare la crisi, con sollievo per imprese e famiglie, emettendo per il proprio territorio una moneta complementare.

Infine, l’articolo 17 che recita: “Entro i limiti dei principi ed interessi generali cui si informa la legislazione dello Stato, l'Assemblea regionale può, al fine di soddisfare alle condizioni particolari ed agli interessi propri della Regione, emanare leggi, anche relative all'organizzazione dei servizi, sopra le seguenti materie concernenti la Regione: e) disciplina del credito, delle assicurazioni e del risparmio”.

PROGETTO SICILIA

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